Dalla Francia arriva una mazzata pesantissima per la Wada, lo sfogo non ha precedenti! Ecco le considerazioni sulla squalifica di Sinner
Come noto, Jannik Sinner ha deciso di chiudere definitivamente il tormentato “caso clostebol” patteggiando con la Wada una squalifica di tre mesi. In questo modo, il classe 2001 altoatesino ha sventato il rischio di una sospensione più lunga che avrebbe rappresentato un danno enorme per la sua carriera, una vera e propria beffa considerata anche la sua totale buona fede, riconosciuta da tutti gli organi che lo hanno giudicato.

Insomma, Jannik ha compreso che il patteggiamento era una scelta sofferta ma necessaria per chiudere un capitolo controverso del suo percorso sportivo. Per lui, adesso, l’imperativo è ricaricare le batterie e guardare avanti in vista di un futuro potenzialmente ricco di tante altre gioie.
Tuttavia, come ci si poteva immaginare, nonostante sia ufficialmente andata in archivio, la vicenda continua a tenere inesorabilmente banco tra appassionati ed addetti ai lavori. Nelle ultime ore, ad esempio, è giunto dalla Francia un forte “j’accuse” nei riguardi di come è stata gestita tutta la situazione.
Caso Clostebol, accuse pesanti alla Wada! Lo sfogo dell’ex tennista
Nel dettaglio, la denuncia in questione è rivolta all’Agenzia Mondiale Anti-doping. Si tratta di una ‘denuncia’ partita dalla penna di Ion Tiriac, il cui sfogo è arrivato sotto forma di una lettera all’Èquipe. L’ex tennista rumeno ritiene che il caso di Jannik Sinner sia – di fatto- l’emblema di un sistema incoerente e ricco di contraddizioni.

“La frode è stata completamente legalizzata”, ha esordito l’85enne di Brasov, denunciando il modo incoerente in cui vengono gestiti i casi di doping oggigiorno. “Ci sono migliaia di atleti, e probabilmente centinaia nel mio sport, il tennis, che hanno fino a 14 o 15 eccezioni (AUT, Autorizzazioni per Uso Terapeutico) e che non vengono mai dichiarati positivi”, ha poi sottolineato.
In pratica, Tiriac sembrerebbe prendere le difese del giovane alfiere nostrano (condannato per colpa di un errore del suo staff e senza aver mai tratto benefici dal clostebol). E la sua chiosa finale suggerisce che abbia più di qualche dubbio circa la vera integrità di chi è ai vertici di certe organizzazioni: “È come ingannare lo sport, ingannare se stessi, gli altri concorrenti e il pubblico. Il gioco è truccato, amici miei, e lo è in profondità“.